Passa ai contenuti principali

MA DI QUANTO SI ALZERANNO I TASSI ?

Draghi vuole l'inflazione al 2%, ma fatica ad arrivarci; e chissà se mai ci riuscirà. Intanto, mantiene fermi i tassi a zero.

Nel resto del mondo le banche centrali (Usa, Cina, Canada, Inghilterra, Nuova Zelanda,.....) hanno iniziato ad aumentare i tassi ufficiali. Tale azione ha portato ad un aumento dei rendimenti e ad una perdita nelle quotazioni obbligazionarie.



Tutti d'accordo che i tassi continueranno ad aumentare anche nel 2018; le previsioni e la sensazione è che la FED interverrà per 3 volte nel 2018 alzando ogni volta il tasso di interesse. Ma di quanto si pensa che verranno aumentati ?

A livello di previsioni vi è di tutto, come sempre. C'è chi arriva a prevedere quasi un 3%.
Ma se andiamo ad analizzare il comportamento dei mercati si può ipotizzare un aumento meno significativo.

Ciò che di solito si tiene in considerazione è lo spread esistente tra i titoli a 2 anni e a 10 anni: Ebbene , se andiamo a vedere il differenziale tra i titoli di stato Usa vediamo che si è continuamente abbassato. Fino ad arrivare allo 0,53.

Questo significa che la previsione è per un rallentamento dell'economia e conseguentemente, per un limitato aumento dei tassi. Il più gettonato sembra essere, sui mercati, un tasso che dovrebbe fermarsi tra il 2% e il 2,25% rispetto all'1,5% attuale.

Non c'è piena fiducia su una crescita sostenuta e sulla creazione di inflazione. In pratica potrebbero mancare gli spunti necessari.

Aspettative di rallentamento potrebbero incidere sulle borse e sui mercati obbligazionari portando ad una discesa delle quotazioni.

E' solo un tassello da tener presente nelle valutazioni.

Commenti

Post popolari in questo blog

EUROPA: CRESCITA NON CREDIBILE. ECCO PERCHE'

Aggiungi didascalia Ieri ci sono stati dati che i telegiornale hanno subito portato a conoscenza in modo entusiasta. La recessione è già finita e si torna a crescere. Il governo si prende i meriti di una manovra non ancora iniziata. In effetti l'Europa ha dimostrato una crescita superiore alle aspettative (+0,4%) nel primo trimestre e anche in Italia il PIL trimestrale è risultato pari ad un +0,2% contro attese di -0,1%. Ma i mercati non hanno brindato ai risultati e vediamo il perchè. I dati che hanno, relativamente sorpreso, non sono stati dati dalla domanda interna e, anzi, i consumi interni calano. Ieri in Francia -0,1% i consumi. Inoltre, la produzione, ad esempio, in Italia a marzo è -1% su febbraio e ad aprile è -0,5% su marzo. Questo porterà ad un calo del seconso semestre pari a -0,9%; e non è meglio in Europa. Ma dobbiamo considerare i numeri mondiali visto che siamo nella globalizzazione. I numeri ci dicono che di circa 80.000 miliardi di PIL mondiale circa 4...

Obbligazioni in valuta

Le obbligazioni in euro non rendono nulla, anzi i titoli tedeschi, olandesi e le emissioni della Bei hanno rendimenti negativi; anche a 5 anni. Questa è l’amara realtà e l’assurdità di chi insensatamente tiene i tassi a zero e continua a stampare moneta. Ecco allora che per ottenere rendimenti interessanti si deve correre qualche rischio e ci si deve rivolgere ad altre tipologie di investimento nel campo delle obbligazioni. In questo momento con l’euro sui massimi dell’anno e in corrispondenza di forti resistenze scegliere un’obbligazione in valuta può essere una diversificazione interessante e di soddisfazione. Le valute più interessanti sono la lira turca, il rand sudafricano, i real brasiliano e il pesos messicano. In questo momento si trovano su livelli bassi e, quindi si acquistano obbligazioni ad un cambio decisamente favorevole e con prospettive interessanti. E’ sempre da ricordare che se si assume il rischio cambio non si deve avere il rischio emittente. E’...

ATTENZIONE AI BTP E ALLA CLAUSOLA DI AZIONE COLLETTIVA

L'Europa sta preparando la stretta per dopo le elezioni. Francia, Germania e BCE sono tutti d'accordo. Il debito italiano è a rischio e tale rischio non deve pesare sulle spalle delle banche; meglio spostare il rischio ai risparmiatori italiani. Quindi, le banche italiane dovranno liberarsi dell'eccesso di BTP nei loro portafogli. Negli ultimi anno nei loro asset, gli istituti italiani sono passati dal 4% al 10%-12% di possesso di BTP. Devono ridurre questi numeri. E allora, ultimamente, in previsione della stretta che imporrà l'Europa, stanno offrendo BTP alla propria clientela, BTP anche con rendimenti netti in perdita, ma venduti informando solo della misera cedola. Ricordiamo che il debito pubblico italiano è a rischio (anche se venduto come qualcosa di sicuro) e tale è considerato dai mercati che sperano sempre nella garanzia della BCE. Ma ciò che si deve considerare è la clausola di azione collettiva; una legge europea sui titoli di stato attiva dal 2013 e di ...