Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da gennaio, 2018

MA DI QUANTO SI ALZERANNO I TASSI ?

Draghi vuole l'inflazione al 2%, ma fatica ad arrivarci; e chissà se mai ci riuscirà. Intanto, mantiene fermi i tassi a zero. Nel resto del mondo le banche centrali (Usa, Cina, Canada, Inghilterra, Nuova Zelanda,.....) hanno iniziato ad aumentare i tassi ufficiali. Tale azione ha portato ad un aumento dei rendimenti e ad una perdita nelle quotazioni obbligazionarie. Tutti d'accordo che i tassi continueranno ad aumentare anche nel 2018; le previsioni e la sensazione è che la FED interverrà per 3 volte nel 2018 alzando ogni volta il tasso di interesse. Ma di quanto si pensa che verranno aumentati ? A livello di previsioni vi è di tutto, come sempre. C'è chi arriva a prevedere quasi un 3%. Ma se andiamo ad analizzare il comportamento dei mercati si può ipotizzare un aumento meno significativo. Ciò che di solito si tiene in considerazione è lo spread esistente tra i titoli a 2 anni e a 10 anni: Ebbene , se andiamo a vedere il differenziale tra i titoli di stato Usa

L'EUROPA E LA FARSA DEI DAZI DI TRUMP

Tutto il mondo contro Trump e i suoi dazi; soprattutto l'Europa. Personalmente sono per il libero mercato e, quindi, non posso essere d'accordo con il presidente Usa. Però, mi fa specie che l'Europa abbia il coraggio di di fare la voce grossa; la Merkel poi, mi sembra veramente patetica. Il problema è che l'Unione Europea basa la sua economia sui dazi e ha la faccia tosta di chiamarla "libero mercato" cui dà la colpa si qualsiasi negatività avvenga all'interno della nostra società; assecondato, ovviamente, da pseudo-economisti che rincarano la dose contro il libero mercato. In effetti, il libero mercato non esiste. Nel libero mercato i dazi non esisterebbero e, invece, l'Europa ne ha a bizzeffe. Esistono tantissimi dazi che frenano e penalizzano l'importazione di molti prodotti da parte dei paesi europei. Chiaramente, per L'Europa, giustificatissimi. Gli esponenti politici dichiarano che è per tutelarsi dalla concorrenza sleale, dai prezz

IL DENARO DEVE CIRCOLARE: NON È VERO

GIOVANNI BIRINDELLI Corriere.it: “I conti correnti degli italiani sfondano il muro dei 1.000 miliardi . La crisi spaventa gli italiani, il denaro non circola. Le aziende non investono e le famiglie non spendono, preferendo accumulare”. Murray Rothbard: “È pericolosamente fuorviante adottare l’abitudine di trattare il denaro come qualcosa che ‘circola’ o, peggio ancora, come qualcosa che possa essere diviso in ‘denaro circolante’ e ‘denaro improduttivo’ (idle money). Questo concetto suggerisce l'idea che il primo si muova tutto il tempo da qualche parte e che il secondo stazioni pigramente accumulandosi. Questo è un grave errore. Infatti, la ‘circolazione’ del denaro non esiste e non c’è alcuna misteriosa arena in cui il denaro si ‘muove’. In ogni istante, tutto il denaro è detenuto da qualcuno, cioè si trova nei conti di liquidità (cash balances) di questo qualcuno” [Rothbard M.N., 2009 [1962], "Man, economy and State" (Ludwig von Mises Institute, Auburn), pp. 760-761

LA GUERRA TRA DRAGHI E I MERCATI

La guerra è iniziata da tempo, ma siamo ancora nel bel mezzo del conflitto. Lo scontro è chiaro. I titoli di stato a 10 anni Usa rendono il 2,65% e i titoli di stato tedeschi rendono lo 0,60%. Una netta differenza a favore dei titoli americani. Una differenza che non dovrebbe dar adito ai dubbi sul fatto che il dollaro dovrebbe rafforzarsi rispetto alla moneta unica. Invece, da quando hanno iniziato ad aumentare i tassi negli Usa, cosa che avrebbe dovuto attirare capitali dall'Europa, l'Euro è tornato verso i massimi che non raggiungva dal 2014. Tutto questo non ha niente a che fare con i fondametali e con la logica. I capitali dovrebbero spostarsi verso il maggior rendimento ( dollaro) e ridurre l'esposizione nei confronti della moneta meno conveniente. Quindi, sembra che i mercati non credano alle parole di Draghi e siano convinti che alzerà i tassi. O meglio ancora, sembra che i mercati tenendo alto il rapporto euro/dollaro sembra che siano intenzionati a costr

ATTENZIONE AI BTP E ALLA CLAUSOLA DI AZIONE COLLETTIVA

L'Europa sta preparando la stretta per dopo le elezioni. Francia, Germania e BCE sono tutti d'accordo. Il debito italiano è a rischio e tale rischio non deve pesare sulle spalle delle banche; meglio spostare il rischio ai risparmiatori italiani. Quindi, le banche italiane dovranno liberarsi dell'eccesso di BTP nei loro portafogli. Negli ultimi anno nei loro asset, gli istituti italiani sono passati dal 4% al 10%-12% di possesso di BTP. Devono ridurre questi numeri. E allora, ultimamente, in previsione della stretta che imporrà l'Europa, stanno offrendo BTP alla propria clientela, BTP anche con rendimenti netti in perdita, ma venduti informando solo della misera cedola. Ricordiamo che il debito pubblico italiano è a rischio (anche se venduto come qualcosa di sicuro) e tale è considerato dai mercati che sperano sempre nella garanzia della BCE. Ma ciò che si deve considerare è la clausola di azione collettiva; una legge europea sui titoli di stato attiva dal 2013 e di

MERCATI AD UN BIVIO IMPORTANTE

I mercati sono arrivati a dover affronatre delle resistenze importanti. E quindi, siamo ad un bivio. In caso di superamento ci troveremmo in nuovo strappo di 7-8 punti percentuali. In caso di ribasso avremmo uno storno veloce per poi verificare la tenuta dei supporti o, in caso di rottura, l'inizio di un trend al ribasso. Nel grafico sotto è rappresentato con frame time mensile l'indice italiano Ftsemib40. E' facile evidenziare il triplo massimo che si è formato a partire dal 2009. Pi? precisamente nell'ottobre 2009, nella primavera estate 2015 e, infine, adesso gennaio 2018. Si pu? anche evidenziare come non riuscendo a superare tale soglia il ribasso conseguente sia stato importante; nell'ordine del 49% tra l'ottobre 2009 e luglio 2012 e del 37% nel periodo luglio 2015 e luglio 2016. Ecco perch? siamo ad un bivio e in una situazione molto rischiosa.   Direi che prendere posizione al rialzo in questa situazione prima che vi sia una chiara d

2018:Non sarà l'anno dell'Euro

Il 2017 a sorpresa è stato l'anno della moneta unica. Una rivalutazione del 15% circa. E questo rialzo, ancora una volta, dimostra come nel breve periodo, le aspettative, la psicologia ed il seguire i leader  generi movimenti sui mercati che esulano dalla macroeconomia e dai fondamentali. Nel 2017 la crescita del PIL negli Usa e nella maggior parte dei paesi emergenti o periferici è stata superiore a quella europea, eppure il dollaro e le altre valute hanno perso nei confronti dell'Euro. La Fed ha aumentato i tassi e il rendimento dei titoli Usa al 2,5% contro il rendimento zero o negativo europeo (a parità di rating) è emblematico, eppure, il dollaro si è svalutato. E' così è accaduto per Canada, Australia, Cina, Inghilterra, tutti paesi che hanno attuato rialzo dei tassi ma che hanno avuto la moneta penalizzata. Il mercato ha scontato anche un'inflazione con obiettivo al 2% in Europa dichiarato da Draghi mai nemmeno avvicinato. Unico elemento a favore dell

2018: PARLANO I GESTORI

Siamo all'inizio del nuovo anno e come sempre gestori ed analisti offrono le previsioni per i mercati che verranno. Ad esempio Bill Gross, uno dei maggiori esperti riguardo al mercato obbligazionario, ritiene che sia iniziato il mercato ribassista. Con il superamento dei titoli americani del rendimento del 2,5% è convinto che il 2018 sarà rivolto verso il basso. Edwards di societè general afferma che sarà un mercato ribsassista. I fattori scatenanti saranno le politiche di tapering delle banche centrali. Secondo lo strategist sarà il Giappone che ha improvvisamente deciso di interrompere gli acquisti di bond creerà una situazione con effetti negativi a catena che scateneranno l'ondata ribassista. Positiva invece, Citibank che è convinta che la maggior parte delle previsioni siano errate. Secondo la banca americana l'economia continuerà a crescere, l'inflazione resterà bassa e le banche centrali riusciranno a controllare il cambio di politica monetaria che, semp