I mercati lo pensavano da tempo e stavano già scontando quanto emerge dalle ultime indiscrezioni.
Dai rumors sembra che la BCE abbia deciso di chiudere definitivamete il QE a settembre senza che vi sia spazio per un'ulteriore proroga come più volte fatto trasparire; o per lo meno sembrava che ci potesse essere ancora la possibilità che settembre non fosse l'atto conclusivo della stampa di moneta.
Invece, a quanto pare, così sarà.
E tale decisione avviene in contemporanea ad un cambio di direzione nella politica monetaria della Banca centrale europea che consisterebbe nell'aumentare i tassi.
L'inizio di questa nuova fase si avrebbe a partire dai primi mesi del 2019. Si ritiene che il 2018 sarà l'anno che porterà le condizioni affinchè vi possa essere una nuova era nell'azione della BCE. Quindi, ci si aspetta un'inflazione intorno al 2%, una crescita sostenuta e una disoccupazione ai minimi.
Ci si aspetta, ma non è detto che tale situazione sia raggiunta da tutti in Europa e sia omogenea tra i vari paesi. Impossibile non far riferimento al sud dell'Europa e in particolare all'Italia che rappresenta il terzo paese europeo per importanza. Anche perchè le condizioni richieste, molti paesi del nord europa le hanno già raggiunte.
Ad oggi, è difficile pensare, per fine anno, ad una crescita importante (2,5%) per l'Italia, ad una disoccupazione al 4% e, con la carenza di domanda interna che ha il nostro paese e ad un'inflazione al 2%. Se provocata dall'esterno, non sarebbe certo così positiva.
Ma forse, la BCE pensa che, a causa dell'aumento dei tassi nel resto del mondo (nel 2018 dovrebbero essere 4 gli aumenti negli Usa), sarà impossibile mantenere i tassi invariati a zero. E per evitare fughe di capitali eccessive ed un'elevata svalutazione dell'Euro, Draghi dovrà intervenire senza riluttanza e seguire i rialzi già consolidati negli altri paesi.
E' ovvio che tale scenario è irto di pericoli. Se paesi come l'Italia non riusciranno a raggiungere i parametri sopra esposti le difficoltà saranno enormi. Un aumento dei tassi e degli interessi sul debito senza la necessaria crescita economica e senza l'indispensabile inflazione in grado di ammortizzare i rialzi del costo del debito e del denaro rappresenterà un colpo micidiale alle aspirazioni di risanamento e di prosperità del nostro paese.
Non è un caso che da più parti, analisti ed economisti, sostengano fin dalla primavera-estate del 2017 che l'Italia ha due anni di tempo per effettuare uno stravolgimento epocale, altrimenti sarà irrecuperabile.
Purtroppo, da quel periodo è passato quasi un anno e non è cambiato nulla nei fatti. Come si suol dire, la speranza è l'ultima a morire......certo che ce ne vuole tanta.
Dai rumors sembra che la BCE abbia deciso di chiudere definitivamete il QE a settembre senza che vi sia spazio per un'ulteriore proroga come più volte fatto trasparire; o per lo meno sembrava che ci potesse essere ancora la possibilità che settembre non fosse l'atto conclusivo della stampa di moneta.
Invece, a quanto pare, così sarà.
E tale decisione avviene in contemporanea ad un cambio di direzione nella politica monetaria della Banca centrale europea che consisterebbe nell'aumentare i tassi.
L'inizio di questa nuova fase si avrebbe a partire dai primi mesi del 2019. Si ritiene che il 2018 sarà l'anno che porterà le condizioni affinchè vi possa essere una nuova era nell'azione della BCE. Quindi, ci si aspetta un'inflazione intorno al 2%, una crescita sostenuta e una disoccupazione ai minimi.
Ci si aspetta, ma non è detto che tale situazione sia raggiunta da tutti in Europa e sia omogenea tra i vari paesi. Impossibile non far riferimento al sud dell'Europa e in particolare all'Italia che rappresenta il terzo paese europeo per importanza. Anche perchè le condizioni richieste, molti paesi del nord europa le hanno già raggiunte.
Ad oggi, è difficile pensare, per fine anno, ad una crescita importante (2,5%) per l'Italia, ad una disoccupazione al 4% e, con la carenza di domanda interna che ha il nostro paese e ad un'inflazione al 2%. Se provocata dall'esterno, non sarebbe certo così positiva.
Ma forse, la BCE pensa che, a causa dell'aumento dei tassi nel resto del mondo (nel 2018 dovrebbero essere 4 gli aumenti negli Usa), sarà impossibile mantenere i tassi invariati a zero. E per evitare fughe di capitali eccessive ed un'elevata svalutazione dell'Euro, Draghi dovrà intervenire senza riluttanza e seguire i rialzi già consolidati negli altri paesi.
E' ovvio che tale scenario è irto di pericoli. Se paesi come l'Italia non riusciranno a raggiungere i parametri sopra esposti le difficoltà saranno enormi. Un aumento dei tassi e degli interessi sul debito senza la necessaria crescita economica e senza l'indispensabile inflazione in grado di ammortizzare i rialzi del costo del debito e del denaro rappresenterà un colpo micidiale alle aspirazioni di risanamento e di prosperità del nostro paese.
Non è un caso che da più parti, analisti ed economisti, sostengano fin dalla primavera-estate del 2017 che l'Italia ha due anni di tempo per effettuare uno stravolgimento epocale, altrimenti sarà irrecuperabile.
Purtroppo, da quel periodo è passato quasi un anno e non è cambiato nulla nei fatti. Come si suol dire, la speranza è l'ultima a morire......certo che ce ne vuole tanta.
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