Prometeia, istituto di consulenza e ricerca, ha condotto un'analisi sul risparmio gestito in funzione dell'introduzione della mifid 2.
Secondo l'analisi ci sono fondi comuni, soprattutto se bilanciati e obbligazionari, che presenta a fronte di un rendimento lordo positivo si arriva ad un rendimento netto negativo.
Il problema, che dovrebbe maggiormente evidenziarsi con mifid 2 nel 2019, sembra sia dovuto all'eccesso di costi caricati sulle gestioni dei fondi comuni.
Solo 1 fondo su 5 batte il suo benchmark.
Gestioni poco attive che assumono pochi rischi, anche quando dovrebbero, e con costi ritenuti non coerenti con il rendimento atteso. Questo fa sì che il 27% dei fondi abbia un eccesso di costi da sostenere che, alla fine, penalizzano i rendimenti e la possibilità di ottenere risultati positivi adeguati.
D'altronde se l'87% degli ETF rende più dei fondi comuni classici è chiaro che la differenza di costi incide in modo inequivocabile. La mifid 2 costringe le società a ufficializzare in modo chiaro i costi caricati sulle gestioni.
La trasparenza imposta dalla mifid 2 vedremo come impatterà sulle commissioni che rappresentano il guadagno delle strutture e di chi opera nella catena delle gestioni.
Si ipotizza una perdita di margini notevole. Sarà curioso verificare se le società escogiteranno nuove formule per non variare i livelli di compensi attuali; oppure se saranno costretti a trasformare la filiera del risparmio gestito per applicare costi inferiori. Normalmente, in questi casi, si trova il modo per ruscire a mantenere inalterati i propri guadagni.
Potrebbe essere in atto una trasformazione come adottata da AcomeA che ha deciso di quotare direttamente in borsa i propri fondi in modo che siano accessibili e acquistabili da chiunque da qualunque piattaforma (tranne il boicottamento di molti istituti). In tal modo la scelta è stata indirizzata verso una riduzione anche del 50% delle commissioni. In pratica, chi acquista un fondo AcomeA tramite consulenti finanziari con mandato paga il 50% in più rispetto all'acquisto dello stesso prodotto in borsa.
Secondo l'analisi ci sono fondi comuni, soprattutto se bilanciati e obbligazionari, che presenta a fronte di un rendimento lordo positivo si arriva ad un rendimento netto negativo.
Il problema, che dovrebbe maggiormente evidenziarsi con mifid 2 nel 2019, sembra sia dovuto all'eccesso di costi caricati sulle gestioni dei fondi comuni.
Solo 1 fondo su 5 batte il suo benchmark.
Gestioni poco attive che assumono pochi rischi, anche quando dovrebbero, e con costi ritenuti non coerenti con il rendimento atteso. Questo fa sì che il 27% dei fondi abbia un eccesso di costi da sostenere che, alla fine, penalizzano i rendimenti e la possibilità di ottenere risultati positivi adeguati.
D'altronde se l'87% degli ETF rende più dei fondi comuni classici è chiaro che la differenza di costi incide in modo inequivocabile. La mifid 2 costringe le società a ufficializzare in modo chiaro i costi caricati sulle gestioni.
La trasparenza imposta dalla mifid 2 vedremo come impatterà sulle commissioni che rappresentano il guadagno delle strutture e di chi opera nella catena delle gestioni.
Si ipotizza una perdita di margini notevole. Sarà curioso verificare se le società escogiteranno nuove formule per non variare i livelli di compensi attuali; oppure se saranno costretti a trasformare la filiera del risparmio gestito per applicare costi inferiori. Normalmente, in questi casi, si trova il modo per ruscire a mantenere inalterati i propri guadagni.
Potrebbe essere in atto una trasformazione come adottata da AcomeA che ha deciso di quotare direttamente in borsa i propri fondi in modo che siano accessibili e acquistabili da chiunque da qualunque piattaforma (tranne il boicottamento di molti istituti). In tal modo la scelta è stata indirizzata verso una riduzione anche del 50% delle commissioni. In pratica, chi acquista un fondo AcomeA tramite consulenti finanziari con mandato paga il 50% in più rispetto all'acquisto dello stesso prodotto in borsa.
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